Anatocismo su conto corrente aziendale: due casi studio di successo

L’anatocismo bancario si riallaccia al tema della capitalizzazione degli interessi, ossia al pagamento di interessi sugli interessi maturati e già versati

Per mezzo della pratica anatocistica il debitore vedrà addizionarsi gli interessi maturati nel periodo sulla somma avuta in prestito e di conseguenza pagherà in un secondo momento interessi legati ad un valore più alto rispetto all’esclusiva somma capitale ottenuta in prestito, a causa appunto dell’aumento degli interessi già maturati.

L’anatocismo potrebbe essere perseguito dagli istituti di credito nell’ambito dei contratti di affidamento, e va a determinare un costo sugli interessi superiore rispetto a quanto dovuto nell’effettivo, in quanto – come già accennato – induce implicitamente il debitore a pagare interessi non dovuti. Procedendo a capitalizzare gli interessi sul debito su base trimestrale anziché annuale, nel trimestre seguente si andranno a pagare interessi anche sugli interessi già corrisposti. La conseguenza ultima è che il costo del debito sarà più alto rispetto a quanto concordato in precedenza.

Anatocismo su conto corrente: illegittimità

Negli anni, la disciplina giuridica sull’anatocismo è stata spesso oggetto di analisi e revisioni. La materia anatocistica è regolata dall’art. 1.283 del codice civile, il quale dichiara che “in mancanza di usi contrari, gli interessi possono produrre interessi solo dal giorno della domanda giudiziale o per effetto di convenzione posteriore alla loro scadenza, e sempre che si tratti di interessi dovuti almeno per sei mesi“. Alla fine degli anni 90′ sono state rese pubbliche le prime sentenze di cassazione in merito, che avevano sancito un divieto assoluto sul perseguimento anatocistico da parte degli istituti di credito.

Se fino alla fine di Giugno del 2000 l’anatocismo era stato vietato in toto, nel lasso temporale compreso tra il 1° Luglio 2000 e il 31 Dicembre 2013 il legislatore aveva deciso di spalleggiare gli istituti di credito, andando a disciplinare la pratica anatocistica e permettendo così alle banche di applicare l’anatocismo a patto che ci fosse pari reciprocità nel conteggio degli interessi attivi e passivi. Dal 1° Ottobre 2016 invece l’anatocismo è stato vietato in maniera assoluta su qualsiasi tipo di operazione bancaria e di conseguenza le banche ad oggi non sono legittimate al calcolo di interessi sugli interessi dovuti e maturati dall’utente.

Restituzione degli interessi illegittimi

Al fine di appurare l’attivazione illegittima di una pratica di anatocismo nell’ambito del proprio conto corrente affidato, è essenziale avvalersi di esperti in materia finanziaria. In questi casi sarà necessario analizzare la contabilità complessiva del proprio conto corrente, a partire dal contratto di conto corrente e affidamento agli estratti conto scalari pertinenti l’intero arco temporale da esaminare, ossia – in buona sostanza – per tutto il periodo di vita del conto corrente di riferimento.

Il supporto di specialisti in materia diventa d’obbligo in quanto – come visto – l’orientamento giuridico in merito è stato oggetto di diverse modifiche nel corso del tempo, modifiche che bisognerà assolutamente tenere in conto, in dipendenza soprattutto del fatto che il contratto di conto corrente equivale in genere ad una tipologia di rapporto diluito e protratto negli anni, per cui il tutto andrà verificato attenzionando il tipo di legislazione vigente nei diversi periodi.

Due casi studio di successo

Desideriamo condividere alcuni dei nostri casi studio di successo in merito alla pratica di appello e successivo rimborso di interessi non dovuti, nell’ambito di applicazioni illegittime di anatocismo bancario.

  1. Un’azienda romana affermata nel settore della moda ha deciso di rivolgersi al nostro studio legale con l’obiettivo di far analizzare il proprio contratto di conto corrente affidato, in quanto temeva e sospettava l’applicazione di interessi illegittimi da parte dell’istituto di credito di riferimento.

I nostri specialisti si sono così subito attivati per espletare la perizia tecnica, la quale ha appurato immediatamente che nel corso del tempo, il rapporto tra l’azienda romana e la banca sia stato caratterizzato da problematiche complesse e articolate. Nello specifico, è emersa l’applicazione di interessi debitori e di spesa eseguiti contro gli accordi contrattuali stipulati e pattuiti in precedenza; inoltre, è stata riscontrata l’applicazione di Commissioni di Massimo Scoperto (CMS).

Quest’ultime erano state sì elencate in maniera formale all’interno del contratto di apertura di conto corrente, ma hanno visto una successiva pattuizione illegittima, in quanto applicate secondo una percentuale in assenza di qualsiasi tipo di indicazione della base di calcolo e di dinamiche di determinazione, quindi non chiare nell’oggetto.

I nostri specialisti hanno quindi promosso una contestazione indirizzata alla banca di riferimento e il Tribunale di Roma ha condannato l’istituto di credito, deputando a favore dell’azienda un rimborso pari alla somma di €19.897, addizionando a quest’ultima il rimborso delle spese processuali e di competenza.

2. Un negozio milanese piuttosto affermato e attivo nell’ambito dell’arredamento d’interni, ha richiesto la nostra assistenza per analizzare il proprio contratto di conto corrente affidato aperto all’inizio del 2000.

Come da prassi, i nostri specialisti hanno strutturato una perizia tecnica sul caso, la quale anche in questo frangente ha portato alla luce numerose ambiguità. Il saldo del conto corrente aveva subito degli sfasamenti concreti dovuti ad anatocismo, in dipendenza del fatto che l’istituto di credito negli anni ha addebitato interessi debitori secondo la logica di capitalizzazione trimestrale dell’interesse, quando invece sarebbe stato tenuto ad applicare la capitalizzazione di base, stando alla quale non vengono addebitati interessi generati sugli interessi.

Inoltre, la perizia tecnica ha fatto emergere che per i primi anni del 2000 non sarebbe presente nessun contratto di concessione di linee di credito includente importo e tasso di credito. Vien da sè pertanto che l’applicazione di interessi passivi sull’affidamento resta illegittima; gli interessi versati sono stati ricalcolati secondo il tasso sostitutivo BOT.

Ma non è tutto. I nostri esperti infatti hanno individuato l’attivazione di commissioni di massimo scoperto illegittime, in quanto non stabilite da contratto. Decaduto il tentativo di risarcimento con l’invio di contestazione formale all’indirizzo dell’istituto di credito, i legali del nostro studio hanno inaugurato un procedimento di mediazione civile obbligatoria. Alla fine, è stato ottenuto un accordo in forma bonaria con l’istituto di credito, il quale ha consentito all’utente il recupero di 32.000 euro.

Appurare la legittima applicazione degli interessi nell’ambito del proprio contratto di conto corrente risulta fondamentale per mettersi al riparo da pratiche scorrette da parte degli istituti di credito.

Qualora, a seguito dell’analisi, si dovesse riscontrare la presenza di illeciti o di anomalie all’interno del tuo conto corrente, dovuti all’anatocismo bancario, sarai ricontattato per una proposta circa la strategia d’intervento personalizzata da adottare e per richiedere un risarcimento danni alla tua banca ed ottenere così il recupero degli interessi non dovuti.
Richiedi una consulenza gratuita per ottenere l’analisi dei tuoi rapporti bancari. Un consulente di Studio Etiko ti ricontatterà quanto prima, per chiederti ulteriori informazioni e aggiornarti sulla tua situazione bancaria.

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