Il Venezuela si trova in un quadro di grave default già dallo scorso 2017, ossia da quando non è più stato in grado di pagare le cedole sui propri titoli obbligazionari
Di conseguenza, dal 2017 ad oggi, il Venezuela è arrivato ad accumulare ben oltre 10 miliardi di arretrati inclusi tra interessi e capitale relativo (e da qui il problema legato ai bond venezuela). Ne deriva che quel folto gruppo di risparmiatori italiani detenenti i titoli del Venezuela già scaduti, non sono ancora riusciti attualmente ad ottenere il rimborso del capitale, mentre tutti quei soggetti aventi bond ancora attivi, non godono di nessuna possibilità solida di poter liquidare i propri titoli ormai “contaminati” dalla crisi (unica possibilità è quella di ottenere la liquidazione in forma privata a prezzi inferiori al 10% del valore nominale), in virtù proprio della sospensione delle negoziazioni nell’ambito del mercato secondario da ormai più di un anno.
Ora i bond del Venezuela rischiano la prescrizione nel mese di ottobre di quest’anno. Cosa fare allora per interromperla? Ecco l’offerta di Canaima volta a bloccare la prescrizione su capitale e interessi.
Cedole e capitale
Come già detto, il Venezuela ha smesso di pagare cedole e capitale dei suoi bond denominati in valuta straniera a partire dal novembre del 2017. Stando alla legge di New York, tramite cui le obbligazioni in questione risultano emesse, in coda a sei anni dal default scatterà la prescrizione. Ma cosa significa questo esattamente? Che a partire dal prossimo mese di ottobre 2023, i creditori non godrebbero più di alcun diritto sulle cedole e – in molti casi – nemmeno sul capitale. Ergo, andranno in malora almeno 40 miliardi di dollari di investimenti nominali. In questo contesto, Canaima Fund Lux ha proposto un’offerta a tutti i possessori dei bond del Venezuela e di Petroleos de Venezuela S.A. (PDVSA), sigla facente capo alla compagnia petrolifera statale venezuelana. La proposta di Canaima Fund Lux ha come obiettivo primario quello di interrompere la prescrizione, scongiurando così la perdita dei diritti riferibili ai creditori correnti.
L’investimento minimo richiesto è di 150.000 dollari USA in riferimento al prezzo di mercato o NAV.
Un esempio su tutti: qualora si posseggano obbligazioni per complessivi 10 milioni di dollari nominali e il loro prezzo medio di mercato risulta del 5%, il NAV sarà pari a 500.000 dollari. Trattandosi di una cifra superiore rispetto all’investimento minimo richiesto di 150.000 dollari, l’adesione diverrebbe possibile.

Offerta fondo Canaima
Ma cosa prevede esattamente l’offerta del fondo Canaima? In sintesi, i detentori dei fondi hanno l’opportunità di scambiare i bond del Venezuela con titoli emessi dal fondo lussemburghese e quindi negoziabili tramite Euroclear. Il team legale di Canaima sarà in grado di assicurare l’interruzione della prescrizione sul capitale e sulle cedole.
Ma non solo. Ci sarebbe anche la possibilità di investire in denaro. In tal caso, il fondo Canaima garantisce ai possessori dei bond del Venezuela la possibilità di investire in strumenti finanziari emessi, pertinenti al debito sovrano di uno stato benestante a prezzi scontati.
Così facendo, il rendimento percepito sarà maggiore rispetto allo standard.
Bond Venezuela e PDVSA: la prescrizione dopo il default
Bisogna ricordare che a partire dall’agosto 2018, il Venezuela risulta sotto embargo degli Stati Uniti e non gode della possibilità di accedere ai dollari USA né di vendere il proprio petrolio all’estero. In conseguenza delle gravissime violazioni dei diritti umani, a Caracas è stato precluso il rifinanziamento sui mercati finanziari internazionali. Tutto questo offre il fianco al regime di Nicolas Maduro, il quale utilizzando il pretesto ne approfitta per “eliminare” decine di miliardi di dollari di debito estero senza addossarsi la ben che minima responsabilità diretta. Risulta vietato alle piattaforme exchange anche solo negoziare i bond del Venezuela tra privati. Nella pratica, è diventato effettivamente impossibile – a partire dal febbraio 2019 – cercare di recuperare anche una parte minima del capitale investito, attraverso la rivendita dei titoli a terzi.
Insomma, la proposta di Canaima si concretizza dopo anni di totale incertezza circa la sorte degli investimenti sui bond del Venezuela. Qualsiasi tipo di soluzione che implichi l’interruzione della prescrizione e il recupero minimo di capitale e interessi precedenti dovrebbe essere ben accetta. L’alternativa? Andare incontro ad un estenuante default venezuelano, senza la minima opportunità di monetizzare l’investimento e con l’altissimo rischio di restare con niente in mano. In fondo, era già avvenuto con i detentori dei Tango bond. Ma stavolta a Caracas il quadro sembra essere persino peggiore.