Che cos’è una carta revolving e come funziona esattamente?
La carta revolving si riferisce ad una tipologia di carta di credito per mezzo della quale il soggetto emittente garantisce a colui che la utilizzerà una cifra di denaro ben stabilita, che di base si rifà ad un limite determinato dal plafond previsto all’interno del contratto di apertura della linea di credito. In generale, si tratta quindi di somme predefinite da impiegare a scopo personale (pagamento bollette, acquisti, saldo conti aperti, ect.)
Il termine revolving si lega al concetto di rotativo, ma cosa significa questo nello specifico? Rotativo traduce un tipo di credito che si rinnova in maniera costante. La carta revolving fa parte di quelle soluzioni finanziarie legate al credito al consumo, ossia soluzioni che garantiscono un prestito filtrato da un tipo di rimborso dilazionato nel tempo, grazie alla strutturazione di un piano rate calendarizzato.
In altre parole, se con una carta di credito standard l’addebito dei consumi registrati nel periodo viene eseguito in una soluzione unica tramite prelievo espletato in forma automatica sul conto corrente entro il giorno stabilito, la carta revolving appare del tutto svincolata dalla somma finanziaria presente in effettivo all’interno del conto. Parliamo quindi di un prestito personale a tutti gli effetti, elargito dall’istituto finanziario a beneficio del possessore della carta, che in tal modo potrà godere della sicurezza di possedere una somma ben precisa per far fronte alle proprie spese.
Carta revolving e costi
Diversamente da una carta di credito classica, la somma garantita tramite credito rotativo si configura come un vero e proprio finanziamento bancario molto simile ad un fido, ma con l’unica differenza che dovrà essere rimborsato tramite rate a cadenza mensile, le quali in genere vengono attivate a partire dal mese successivo rispetto a quello in cui è stata effettuata la spesa.
Ma attenzione! Sulle cifre da rimborsare naturalmente verranno applicate commissioni ed interessi. Se si vuole avere un quadro chiaro circa l’incidenza e l’ammontare, occorrerà monitorare il Taeg, ossia il tasso annuo effettivo globale; il Taeg si riferisce al costo tangibile del finanziamento, costo che l’istituto di credito è obbligato a comunicare in forma preventiva all’utente della carta revolving, così come di qualsiasi altra soluzione di credito a consumo.
Pro e contro della carta revolving
Bisogna dettagliare il fatto che ogni forma di versamento fatta dall’utente in subordino alle spese effettuate tramite carta revolving ricaricherà il plafond originario, al netto di commissioni ed interessi applicati. Questo significa pertanto che sarà possibile utilizzare di nuovo quella cifra secondo il medesimo meccanismo. In tal modo si ha l’illusione di usufruire di un credito costante, concesso e rinnovato senza soluzione di continuità, a patto di effettuare delle ricariche periodiche sulla propria revolving, tramite varie fonti di introito disponibili (pensione, stipendio, ect.).
Non a caso, il fattore assolutamente vantaggioso di una carta revolving equivale all’opportunità di poter avere a disposizione – tramite un credito al consumo – cifre di denaro che nei fatti non si possiedono, in quanto è lo stesso istituto di credito che mette in automatico tali cifre X a disposizione dell’utente quando quest’ultimo decide di impiegare la carta per far fronte a spese personali. Insomma, il possessore di una revolving potrà contare in qualsiasi momento di una certa somma, ma questa somma non è sua e molto presto dovrà attivarsi per restituirla, con tanto di interessi.
Questa procedura darà il via ad una sorta di gabbia viziosa, incastrando quegli utenti quasi del tutto inconsapevoli del reale meccanismo alla base delle carte revolving. Nel momento in cui si registrano nuovi sborsi, gli interessi si addizionano prendendo a lievitare e gli importi relativi possono ingigantirsi in forma esponenziale, tramutandosi molto spesso in debiti insostenibili. L’utente ne assumerà piena consapevolezza solo in ritardo e presto cominceranno ad arrivare i solleciti di rimborso da parte dell’istituto di credito emittente; se i solleciti non verranno soddisfatti la banca inizierà a chiamare in causa possibili pignoramenti ed azioni esecutive a discapito del debitore.

Interessi illeciti
L’applicazione di interessi al credito al consumo subordinato ad una linea revolving risulta illecita nel momento in cui l’istituto di credito emittente sviluppa le seguenti incorrettezze:
- Non rispetta l’obbligo di trasparenza in capo all’utente, omettendo di informarlo circa il costo concreto e reale del finanziamento, evidenziato dal Taeg (ovvero dal tasso annuo effettivo globale includente le varie spese e le commissioni) e dal Tan (Tasso annuo nominale);
- Ha determinato gli interessi in forma anatocistica. L’anatocismo bancario è abrogato dalla legislazione vigente, ad eccezione della capitalizzazione degli interessi di mora;
- Ha attivato interessi usurari, quindi interessi più alti rispetto ad una percentuale ben definita dai tassi medi rilevati dalla Banca d’Italia su base trimestrale relativamente alle diverse categorie operative e in dipendenza dell’andamento dei costi applicati dal mercato sui vari periodi di riferimento correlati;
Rimborso interessi pagati ingiustamente
Come già dettagliato sopra, la problematica più evidente della carta revolving si lega principalmente alla questione degli interessi applicati agli sborsi registrati; questi infatti appariranno al fruitore solo in una fase successiva rispetto all’impiego delle cifre concesse in prestito. Nonostante ciò, è comunque possibile accertarsi anche in una fase postuma se l’istituto di credito ha peccato di trasparenza rispetto ai propri doveri informativi. Potrebbe darsi il caso che le clausole contrattuali sottoscritte si rivelino abusive e ciò renderebbe il contratto annullabile, o ancora che si sia verificata una pratica anatocistica e in questo caso è plausibile esigere una restituzione tramite l’azione di «ripetizione dell’indebito», inclusa nell’art. 2033 del Codice civile.
Parliamo in altre parole di un pagamento illecito poiché non esigibile e che dovrà essere rimborsato da parte dell’istituto di credito emittente. Rispetto all’usura invece, entriamo nel campo minato dei reati veri e propri (e non solo quindi illeciti civili) punibili appellandosi all’articolo 644 del Codice penale; questo implica anche la non esigibilità degli interessi applicati, come previsto dall’articolo 1815 del Codice civile.
Ma come fare nella pratica a richiedere un rimborso degli interessi pagati ingiustamente sulla propria carta revolving? Prima di tutto occorre accertarsi se tali interessi risultino in effetti usurari o anatocistici; se ciò viene appurato, l’istituto di credito è tenuto a rimborsare le somme in questione in base ad espressa richiesta del fruitore. Sarà necessario perciò calcolare l’importo esatto da dover esigere per la richiesta di rimborso, per poi strutturare una domanda ufficiale di restituzione percorrendo soluzioni di natura legale o giudiziaria.
Ma come si attua tutto ciò nel concreto?
Occorre intanto appurare la reale presenza di azioni anatocistiche o usurarie tramite una perizia contabile, prendendo in considerazione quegli estratti conto che evidenzino il tasso applicato, l’entità e la cadenza periodica degli interessi addebitati. Se dopo tale calcolo si riscontreranno interessi illegittimi, bisognerà affidarsi ad un avvocato per sviluppare una diffida legale esigendo il rimborso delle somme pagate ingiustamente e definendo un termine ultimo per ottenere un provvedimento da parte della banca. Nell’eventualità di assenza di risposta o rifiuto, si può chiedere l’appello dell’Arbitro bancario e finanziario o in ultima analisi programmare una causa civile per anatocismo, sporgendo denuncia penale nei casi di reato di usura.
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