Perdite da fondi obbligazionari

Se hai dei fondi obbligazionari in perdita, leggi il nostro approfondimento per comprendere come muoverti senza correre ulteriori rischi

È ormai tendenza diffusa l’idea di percepire l’asset obbligazionario quale sinonimo di sicurezza indiscussa.

Ad avvallare una tale tendenza ci pensano inoltre i tassi cristallizzati per anni, oltre che la volatilità molto limitata di questi ultimi. Il risultato? Molti soggetti hanno abbracciato di buon grado la corsa alle obbligazioni, convinti di riuscire a garantire una certa stabilità al proprio patrimonio.

Con l’ondata Covid però, a cui ha fatto eco una rigida inflazione, seguita a sua volta dalla guerra e dall’aumento dei tassi di intessere, le cose sono molto cambiate.

Le quotazioni obbligazionarie sono crollate, palesando ora una certa volatilità a cui i vari investitori non erano naturalmente abituati.

Vien da sè chiaramente che se le singole obbligazioni sono crollate, un destino identico è toccato anche i fondi obbligazionari.

Alt! Non stiamo comunque certo parlando di una catastrofe irreversibile, bensì del normale comportamento oscillatorio in seno al mercato obbligazionario.

Un comportamento a cui non eravamo sì abituati fino ad ora, ma che ha implicato il merito di aprire ampi margini di dibattito. Ma procediamo con ordine.

Le obbligazioni

Bisogna chiedersi prima di tutto a cosa ci riferiamo nello specifico quando parliamo di obbligazioni.
Partiamo da un esempio semplice. Le realtà aziendali e i vari Stati, spesso hanno la necessità di finanziarsi con l’obiettivo di mantenere attiva e in costante crescita la macchina statale/o i vari servizi d’impresa.

Per raggiungere tale obiettivo, una delle soluzioni più concrete dedicate alla raccolta della liquidità necessaria, è quella di emettere appunto delle obbligazioni.

Le obbligazioni quindi non sono altro che titoli di credito emessi da uno Stato o ancora da una società X.

In altre parole, l’ente diventa debitore. Nei confronti di chi? Di tutti quegli investitori che decidono di acquistare i titoli di credito emessi dall’ente.

L’investitore acquista perciò le obbligazioni e così facendo presta una liquidità all’ente. Questo prestito ottenuto va però restituito.

Proprio per questo motivo, le obbligazioni sono caratterizzate da una data di scadenza, entro cui bisognerà procedere al rimborso di suddetta liquidità. Allo stesso tempo, l’investitore che ha acquistato il titolo obbligazionario, riceverà un pagamento per il rischio che ha deciso di assumersi sotto forma di cedola.

Rischi obbligazionari

Che tipologia di rischi deciderà di assumersi l’investitore? In primis, il rischio emittente. Ergo, se l’ente che ha emesso le obbligazioni fallisce, la liquidità prestata rischia di non venire restituita. Al rischio emittente, andrà poi ad aggiungersi il rischio credito, ossia il rischio che l’ente non tenga fede al proprio debito e che quindi non restituisca il prestito ottenuto in precedenza.

In secondo luogo, l’investitore andrà ad esporsi a tutti quei rischi alla base dello stesso asset obbligazionario, ossia al rischio legato all’oscillazione e all’andamento dei tassi.

A questo punto la domanda sorge spontanea: dove risiederebbe allora quel paradigma di sicurezza associabile tradizionalmente all’asset obbligazionario?

fondi obbligazionari

Tassi – prezzi: il rischio di perdite

Il meccanismo tra i tassi di rendimento e il prezzo degli strumenti obbligazionari segue una tipologia di correlazione basata su dinamiche inverse. Cosa significa questo? Che quando i tassi aumentano, i prezzi obbligazionari si abbassano. E all’abbassamento dei tassi, i prezzi lievitano.

Vediamo subito un semplice esempio al riguardo.

Poniamo il caso di acquistare un BPT a 1000 euro, con una scadenza fissata a 20 anni e un rendimento annuo dell’1%.

Sappiamo bene che per 20 anni andremo a ricevere 10 euro ogni anno e a scadenza dei 20 anni, verranno così restituiti 1000 euro.

Il guadagno che andremo ad ottenere rispetto al rischio, prende quindi le mosse da quell’1% di rendimento. Fin qui è semplice. Se però i tassi di interesse aumentano, e ci troviamo di fronte ad una nuova obbligazione che rende il 2% ogni anno?

Probabilmente preferiremo investire sulla nuova e più redditizia obbligazione, giusto? Proprio perchè chiaramente tutti sceglierebbero di acquistare l’obbligazione con un maggiore rendimento, i prezzi di quella meno remunerativa si abbassano rendendola “più desiderabile”. Ed è qui che il tuo investimento obbligazionario risulterà in perdita.

Chiaramente, quello appena riportato sopra è solo un esempio semplificato ai minimi termini per far comprendere il meccanismo precipuo, ma può benissimo rendere l’idea circa il comportamento delle obbligazioni all’aumentare dei tassi di interesse.

Il fondo obbligazionario

Il meccanismo che sta alla base dell’aumento dei tassi di interesse nell’ambito di un fondo di investimento obbligazionario, risulta esattamente identico a quello relativo alla singola obbligazione, parlando in ogni caso di entità legate in maniera imprescindibile all’andamento del mercato obbligazionario.

Tassi su prezzi giù

La differenza fondamentale è che un fondo contiene al proprio interno obbligazioni diverse le quali vengono rinnovate ogni tot, secondo un meccanismo di turn-over.

Ciò induce il prezzo del fondo ad una sorta di auto-regolamentazione: via via che le obbligazioni “anziane” vengono rimosse dal fondo e sostituite da nuove con rendimenti maggiori, il prezzo delle quote del fondo cresce.

Inoltre, verrà garantito un aggiornamento costante dei titoli nel portafoglio che dovrebbe incentivare la diversificazione, consentendo allo strumento di essere maggiormente “sicuro” rispetto alla singola obbligazione.

La differenza primaria dei fondi d’investimento obbligazionari rispetto all’obbligazione singola, risiede proprio nel meccanismo di scadenza dei singoli titoli che caratterizzano il fondo.

Se, come abbiamo detto, al termine della scadenza fissata l’obbligazione sarà rimborsata, per i fondi potrebbe non essere così semplice.

Ogni singolo fondo infatti è caratterizzato da una filosofia a sè stante, in relazione al portare a scadenza le obbligazioni che lo caratterizzano e non è raro che molti fondi non riescano a condurre a scadenza i singoli titoli, in quanto questi saranno venduti prima oppure sostituiti.

In cosa si tradurrà un tale meccanismo? Molto semplice!

Il prezzo entro cui viene acquistato un singolo titolo azionario presente nel fondo, potrebbe essere inferiore (o in alcuni casi maggiore) rispetto alla quota di acquisto e quindi inficiare la quotazione finale del fondo.

Fondi obbligazionari in perdita

Appurato il meccanismo relativo al funzionamento dei fondi obbligazionari, bisogna chiedersi: cosa sta succedendo oggi? Come mai i fondi obbligazionari scendono e risultano in perdita rispetto all’inizio dell’anno? Ciò è avvenuto con l’aumento dei tassi di interesse.

Sia BCE che FED hanno avviato una politica finalizzata a porre un freno alla crescente inflazione che prevede, appunto, l’aumento dei tassi di interesse. Ciò ha condotto ad un calo delle quotazioni dei prodotti obbligazionari.

Questo si traduce in una sorta di possibile vantaggio: via via che le obbligazioni interne al fondo cambiano, i rendimenti del fondo stesso cresceranno.

Rispetto alla quotazione, i fondi hanno palesato un grado di volatilità piuttosto elevato e questo – unitamente al clima incerto causato dal quadro macro-economico – ha contribuito a creare un’ondata di panico generale.

Il nuovo scenario dovuto all’aumento dettato dalla BCE e dalla FED, ha senza dubbio dato gravi pensieri a tutti quegli investitori che detenevano prodotti obbligazionari e molti di questi hanno ricercato soluzioni più o meno proficue, come vendere i propri prodotti obbligazionari, o ancora sottoscriverne di nuovi, nell’ambito di un meccanismo di fear/greed (paura/avidità) non proprio trasparente.

Insomma, chi si è fatto prendere dalla gioia dei cali ha siglato nuove obbligazioni, trascurando i rischi ad essi associati.

Chi invece è stato travolto dal timore, è corso a liquidare le proprie posizioni, trovandosi a fare i conti con una perdita di capitale.

Per evitare però di agire pilotati esclusivamente dall’onda emotiva, è necessario non improvvisarsi esperti del settore e affidarsi ad un professionista che sappia esattamente come gestire simili situazioni senza farsi fuorviare dagli istinti.

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