Trading online: conviene davvero e perchè?

Fare trading online conviene? Il trading online si configura come uno di quegli argomenti capaci di dividere in due l’opinione pubblica

Molti lo praticano ed è proprio grazie al trading che spesso alcuni possono vantare concrete entrate economiche aggiuntive. Altri ancora lo odiano, definendolo come una vera e propria truffa senza mezzi termini. L’obiettivo del nostro focus sarà quello di approfondire questo tema caldo così ampiamente dibattuto, da sempre oggetto di profondi scontri, caratterizzati spesso e volentieri da opinioni pubbliche agli antipodi.

Trading online: si tratta di una truffa?

Partiamo dalla domanda canonica che affligge un po’ tutti i curiosi e gli appassionati della materia: si può davvero guadagnare con il trading? Vale la pena iniziare ad occuparsi di quest’attività? E ancora, gli strumenti prodotti dai negoziati online possono essere definiti investimenti effettivi, oppure si tratta solo di scommesse cieche? E soprattutto, cosa pensano gli esperti al riguardo?

Bisogna subito dire che il fulcro nevralgico dell’intera questione pare assestarsi su un concetto basilare: non esistono risposte univoche e universali, ma tutto dipenderà dal singolo individuo, ossia da come il soggetto X in questione si interfaccerà con il mondo del trading e soprattutto di quali strumenti utili deciderà di avvalersi.

Il trading online

Ma cos’è esattamente il trading online? Se hai solo sentito accennare al trading, ti anticipo subito che non si tratta di un argomento semplice. Esistono dei servizi – i cosiddetti broker – che offrono la possibilità di usufruire delle proprie piattaforme per giocare in Borsa da casa. Così facendo, avrai modo di speculare rispetto ad azioni, materie prime, valute e molto altro, godendo di commissioni minime, molto più basse rispetto a quelle che ti attenderebbero in banca. Cosa ti serve per iniziare a fare trading direttamente da casa? Un pc e una connessione internet. Insomma, niente di più semplice all’apparenza.

Perchè vuoi iniziare a fare trading? E qual’è la tua strategia di investimento? Se ciò che ti muove ad interessarti al trading è una ragione del tipo “voglio fare soldi senza scomodarmi più di tanto”, allora forse hai imboccato la strada sbagliata. Perchè? Perchè in teoria rappresenteresti per i broker il soggetto ideale da spolpare, ossia per quegli stessi broker che agiscono seguendo spesso dei criteri di truffa o semi truffa, ma di questo parleremo più avanti. Insomma, in parole povere se il tuo spirito si basa sull’approccio ideologico del “gratis e senza fatica”, allora non avrai scampo, in quanto ti stai accostando ad una delle attività più complesse in assoluto entro cui lavorano grandi esperti che hanno fatto del trading la loro professione numero uno.

Trading online: truffa o no? E dove conviene farlo?

Risulta necessario differenziare tre casi studio particolari, tutti e tre coesistenti nel mondo del trading:

1. Truffa
2. Mezza truffa legalizzata
3. Legittimità


Sì hai letto bene, queste tre possibilità esistono e coesistono insieme nell’universo trading, e l’unica opportunità di sopravvivenza è comprendere quando si è di fronte ad una truffa o meno.

Le truffe

Parliamo subito delle truffe. In questo caso specifico, ci riferiamo alla categoria dei broker e a tutto quel malloppo di attività che ti potrebbero venire offerte in relazione al mondo trading, le quali però non hanno acquisito licenza regolare per agire in qualità di intermediari finanziari. In ambito europeo, suddetta licenza può essere ottenuta all’interno di qualsiasi Stato presente in seno allo Spazio Economico Europeo. A seguito dell’ottenimento della licenza – per operare in Italia – sarà necessaria anche l’autorizzazione da parte della Consob.

Nota bene: qualsiasi tipo di attività relativa al mondo trading che non abbia ottenuto l’autorizzazione da parte della Consob ad operare in Italia, traina con sè grosse chances di essere catalogata come una truffa. Insomma, in questo caso non c’è da fidarsi. Tutto ciò che devi fare è monitorare costantemente l’albo delle autorizzazioni Consob presente online.
Ma attenzione: questo non significa che tutte le imprese di investimento non autorizzate sono da catalogare come truffe, in quanto ovviamente esistono anche delle realtà affidabili che però non si rivolgono al mercato italiano.

Esistono moltissime imprese operanti legittimamente in Europa, per cui non ti resta che selezionare il percorso migliore per te e rivolgerti ad una di queste realtà autorizzate.

Di base, le truffe nel trading sono di due tipi: le truffe legate al risparmio gestito e quelle correlate con i broker solerti nello sparire immediatamente dopo aver depositato i tuoi soldi sul conto aperto all’interno della loro piattaforma.

trading online

Come fare ad aggirare il rischio legato a queste due truffe?

  1. 1. Affidarsi sempre e solo a servizi autorizzati Consob
  2. 2. Diffidare da coloro che millantano ricavi economici straordinari sul tuo capitale, anche e soprattutto per mezzo di depositi minimi. E ancora, non fidarsi mai di chi è capace di prometterti un guadagno in percentuali fisse grazie al trading online, in quanto nessuno può sapere con anticipo quanto guadagnerà con il trading in un lasso di tempo specifico. Prima di prendere qualsiasi tipo di iniziativa, controlla sempre le recensioni Google e/o simili.

Le truffe legalizzate

Esistono tuttavia alcuni broker che riescono a proporre servizi di trading nel rispetto della legge. Si tratta però di servizi affatto raccomandabili, che possono incentivare la perdita di grossi quantitativi di soldi. Inoltre, di solito il legislatore europeo agisce con ritardo nel frenare la cosa, nel momento cioè in cui sono ormai migliaia gli investitori che hanno perso i propri soldi.

Ecco di seguito un esempio su tutti, ma prima bisogna subito chiarire un punto: quando si fa trading online, si comprano e vendono strumenti derivati, che prendono il nome di CFD (Contracts For Difference). Nel momento in cui si investe sul petrolio ad esempio, non si stanno acquistando barili di quest’ultimo, ma solo CFD sui barili; lo stesso accade quando si investe in azioni Amazon: quello che si sta acquistando sono dei CFD sulle azioni Amazon e via dicendo.

Ma cosa sono i CFD? Si tratta di strumenti finanziari che teoricamente dovrebbero detenere sempre il valore dell’asset sottostante. Questo significa che se in uno specifico momento un’azione FCA vale 8 euro, anche il CFD sull’azione di FCA dovrà valere 8 euro. Se poi il valore dell’azione cambia in 8,05, allora anche il CFD di riferimento dovrebbe cambiare immediatamente.

I broker

Quello che fanno i broker è simulare da vicino l’andamento dei mercati reali, e molti utenti credono che le quotazioni dei broker corrispondano nell’effettivo a quelle della Borsa. Sarà sufficiente però analizzare la documentazione tecnica per scoprire che in realtà non è per nulla così.

Il presupposto di detenere delle quote assolutamente vicine a quelle reali, non fa altro che illudere i soggetti che finiscono per affidarsi ai broker in questione. Insomma, i broker market maker di CFD agiscono su un mercato Over The Counter ( che non è un listino ufficiale), imbastendo da soli le proprie quotazioni. Mantenendo poi queste quotazioni il più vicino possibile a quelle reali, i broker si assicurano che gli utenti non si prendano la briga di indagare più a fondo la questione.

CFD

Come detto, i CFD sono strumenti derivati. Se però sono le aziende ad impiantare sul mercato le proprie azioni, e sono poi i listini di Borsa ad imporre le quotazioni delle materie prime, chi mette sullo stesso mercato i CFD? Ed ecco il problema.

I broker market maker creano i derivati che poi vendono ai traders, per cui vanno a guadagnare quando i traders perdono soldi. Considerato il fatto che i broker godono dell’autonomia di far da sè le quotazioni nei momenti più vantaggiosi, esiste un palese conflitto di interessi.

Nel momento in cui un broker market maker è consapevole di poter determinare perdite ingenti per gli investitori tramite la creazione di una piccola modifica del prezzo offerto rispetto a quello reale di Borsa, il broker in questione non ci pensa due volte e procedere subito ad effettuare suddetta modifica che lo condurrà ad un guadagno concreto ed assicurato. Coloro che investono su questi broker quindi, dovrebbero essere ben consapevoli del grosso rischio che corrono.

Bisogna comunque aprire una piccola parentesi in proposito. I market maker non rappresentano sempre e per forza una fregatura. In certi casi, risulta vantaggioso affidarsi ad un broker di questo tipo per esercitare operazioni con un budget ridotto, in quanto le commissioni – in relazione ad altre piattaforme del tipo – risultano davvero più basse.

Sarebbe opportuno però che questa opzione dei market maker venga presa in considerazione solo da chi ha una reale e solida esperienza nel settore e sa davvero cosa sta facendo. Per tutti gli altri casi, sarebbe meglio evitare.

Legittimità

Esistono infine casi in cui il trading prende le mosse da forme assolutamente legittime, a completa tutela degli investitori. In tal caso, le piattaforme di trading – oltre ad assicurare tutte quelle garanzie sancite dalla regolamentazione e autorizzazione Consob – moderano le operazioni degli investitori senza intervenire sui prezzi e senza alcun tipo di conflitto di interessi.

Si tratta di broker assolutamente trasparenti, chiamati no-dealing desk. La loro peculiarità è quella di non effettuare mai riquotazioni del prezzo, attingendo direttamente dal mercato interbancario gli asset che comprano o vendono allo scoperto ai propri clienti.

Ciò garantirà un’assenza di scommesse contro il banco, e questo condurrà senz’altro ad avere maggiori possibilità di generare ed ottenere guadagni tramite il trading online.

Esistono due tipologie di broker che non agiscono in termini di rinegoziazione sui prezzi ufficiali delle Borse:

  1. 1. STP, ergo straight-through processing, ad indicare un broker che preleva i suoi asset direttamente dal mercato interbancario, il quale corrisponde all’esclusivo fornitore di liquidità per tutte le negoziazioni effettuate dai traders tramite il broker. I prezzi non subiscono una rinegoziazione, ma le commissioni per il trading possono essere più alte rispetto a quelle applicate dai broker ECN, a causa del costo di accesso al mercato a cui i broker devono far fronte.
    2. ECN: sigla che sta per Electronic Circuit Network, ad indicare il sistema gestionale degli ordini tramite cui un broker entra in contatto con una rete di fornitori di liquidità, per garantire l’esecuzione degli stessi. La rete citata può essere aperta o chiusa: se è chiusa, il broker prende gli ordini di vendita dei clienti, per poi eseguirli vendendo gli asset ai trader che in quel momento stanno invece comprando. Nell’eventualità in cui non si trovi di fronte a sufficiente domanda o sufficiente offerta, il broker sarò impossibilitato nel portare a termine tutte le varie negoziazioni richieste dai clienti. Se la rete è aperta, al contrario, nel caso in cui la domanda e l’offerta si superassero a vicenda, interverranno dei fornitori di liquidità esterni per fornire gli asset mancanti.

Quelle appena citate corrispondo ad opzioni del tutto sicure che ti permetteranno di fare trading con grande consapevolezza, certo che nessuno stia approfittando della tua buona fede con l’intento di cambiare i prezzi a proprio vantaggio al momento opportuno.
Note bene: tra le due scelte, comunque, un broker ECN risulta spesso più conveniente in quanto il matching interno degli ordini verrà a costare meno al servizio; questo costo agevolato si riflette poi sui traders, che pagheranno meno commissioni di negoziazione.

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